franco fadanelli

Nous étions formidables

ITALIA’S GOT TEACHERS

Il nuovo TFA incombe minaccioso sulla scuola italiana. Dopo una lunga attesa, eccoci di nuovo qui con gli stessi dubbi di due anni fa. Ed eccomi qui anch’io con una serie di riflessioni in ordine del tutto casuale, cercando un po’ di esorcizzare il demone della prova di ammissione, un po’ di trovare il mezzo gaudio del mal comune.
A metà maggio è arrivato l’annuncio tanto atteso dal ministero: il secondo ciclo del TFA s’ha da fare e le preiscrizioni per il test sono state aperte. Tralasciamo qui l’odissea telematica di molte università per trasformare le pre-iscrizioni in iscrizioni e pagamenti (50€ per un test a crocette!). Ricordiamo soltanto che molti utenti preiscritti/proscritti avranno sentito il bisogno di una buona prescrizione medica contro le cefalee.
Adesso, prima di addentrarci più a fondo nella materia, vogliate scusare un piccolo sfogo personale: ma un nome più brutto di TFA, non si poteva trovare? E se proprio vogliamo dirla tutta, definire un tirocinio formativo e attivo, non è lapalissiano? Un po’ come il QQAR, il Quadrato Quadrangolare ad Angoli Retti, descritto da sir Tauth O’logy. Qualcuno ha mai fatto un tirocinio (escludendo le truffe legalizzate di molte aziende per farvi lavorare in nero) che non avesse un intento formativo? E il tirocinio passivo, che cosa diavolo è? Qualcuno potrebbe maliziosamente pensare ai PAS, ai quali comunque è caduta per strada una esse e forse anche un TELE.
Ok. Torniamo alla storia contemporanea, che del doman non v’è certezza. Anzi, facciamo un altro avvitamento logico: a proposito del mio mal citato verso del Magnifico, quale spettacolare domanda potrebbe scappare su Lorenzo de’ Medici nel prossimo test del TFA per gli insegnanti di italiano? Voglio cimentarmi in una piccola simulazione.

A quale opera di Lorenzo de’ Medici appartengono questi celeberrimi versi?
a. Le canzoni carnascialeche.
b. La canzona di Arianna.
c. Il trionfo di Bacco e Arianna.
d. Il trionfo di Bacco.

Oppure, se i sogni esistono, quale città Lorenzo de’ Medici amministrò prima di Matteo Renzi e Batistuta?
a. Scandicci
b. Firenze
c. Canicattì
d. Pyongyang

Vi lascio dunque alle vostre disperate ricerche su Wikipedia, il vero, unico e incontrastato strumento di studio dei tieffini (così si autodefiniscono online i Tirocinanti Formattivi). Personalmente ritengo non esista al momento sussidio migliore di Wiki, almeno per le materie umanistiche, nella prepazione del test, nonostante i suoi noti limiti e problemi. Certo, alcune voci sono interminabili compendi di tesi di laurea, con tanto di partigiana difesa di questo o quel personaggio o argomento. Altre sono al momento a dir poco raffazzonate, imprecise, semplicemente scritte male. Per non parlare dei troll: prendiamo un ragazzino stufo di rileggere Leopardi per l’ultima interrogazione dell’anno. Lui è a casa mentre gli amici prendono il sole al parco. Li ha appena visti postare una foto su Facebook. Apre sconsolato Wiki, legge controvoglia la voce delle opere di Leopardi del tutto inconsapevole di quali siano significative e quali no. A questo punto, come frenare la sua irresistibile voglia di imbrattare il candido muro? Come impedirgli di inserire una citazione falsa, oppure semplicemente trasformare una Ginestra in Minestra? Alcune cose saranno individuate presto dai bravi amministratori ed utenti di Wiki, ma qualcosa sfugge e sfuggirà sempre. Come le citazioni false che un burlone ha disseminato in questi anni, vedendole poi puntualmente riprese da fonti eccellenti (http://www.wired.it/internet/2014/01/15/come-ho-fregato-tg-politici-e-giornali-con-wikipedia).
Detto tutto il male possibile, è altrettanto impossibile non considerare Wikipedia un progetto semplicemente eccezionale e non vedere, per chi come me la consulta con una certa frequenza, quanto i miglioramenti siano davvero rapidi e tangibili.
Ma torniamo al povero TFA, che in queste ultime righe abbiamo volutamente trascurato. Ebbene, perchè Wikipedia (e con essa anche altri prodotti Wikimedia, come Wikisource) può essere un buon alleato per il test? Riflettiamo. I bignami, preziosi compagni di generazioni di studenti, non presentano il grado di approfondimento richiesto dal test: trovate su un bignamino l’anno della Charte Octroyée, domanda presente nel TFA 2012 (e che molti, miei cari 25 lettori, hanno contestato, come potrete verificare con una rapida googolata). E i manuali? Ve lo dirò francamente, i manuali sono inutili orpelli: a che vi serve leggere dieci pagine sulla cultura rinascimentale, un’approfondita analisi critica della Casa dei doganieri oppure un documento sulle ragioni della campagna di Russia di Hitler?
Il test vuole carne e sangue! Al test interessa sapere se Il sentimento del tempo abbia visto le stampe nel ’33 o nel ’31 e non perché sia importante e significativo. Il test vuole sapere quali sono gli stati che formano i Four Corners, oppure dove si trova Porto Fuad. Il test si muove su una logica da Chi vuol essere milionario? Dunque, in attesa di avere la fortuna del protagonista di Slumdog Millionaire e dando per scontato che un minimo di formazione e conoscenza la scuola ce l’abbia fornita, forse la cosa migliore da fare per prepararsi al test è di salterellare di qua e di là tra le voci di un’enciclopedia online, cercando di memorizzare frammenti e suggestioni che potrebbero risultare significativi. Dare un’occhiata a date, titoli, nomi che nel corso degli studi avevamo volutamente trascurato considerandoli marginali. Ovviamente senza dimenticarci di assaltare i simulatori di test e quizzoni online.
Ricordate infine di presentarvi al quiz sapendo che, una volta passato questo scoglio e altri due esami, la vostra vincità consisterà nel pagare all’università tremila euro per un corso di abilitazione.
Forse qualcuno sta già pensando a un nuovo format televisivo: Italia’s got teachers!

Ps. Pensatemi rileggendovi la Finestra di Ghepardi!

IPSE DIXIT – Kurosawa

«Che cos’è il cinema? Non è facile rispondere a questa domanda. Molto tempo fa il romanziere giapponese Shiga Naoya pubblicò un compito del suo nipotino presentandolo come uno dei più notevoli brani di prosa del suo tempo. Si intitolava “Il mio cane” e faceva più o meno così: “Il mio cane somiglia a un orso; somiglia anche a un furetto; somiglia anche a una volpe…” E continuava a elencare le particolari caratteristiche del suo cane, paragonando ciascuna a un diverso animale, fino a comporre un vero e proprio catalogo del regno animale. Il compito però si concludeva così: “Ma essendo un cane, somiglia soprattutto a un cane”. Ricordo che scoppiai a ridere, quando lessi quel compito, ma la tesi che sostiene è seria. Il cinema somiglia a tante arti. Se il cinema ha dei tratti letterari, ha anche degli aspetti teatrali, un lato filosofico, degli elementi presi a prestito dalla pittura, dalla scultura e dalla musica. Ma in ultima analisi, il cinema è il cinema.»
(tratto da L’ultimo samurai: quasi un’autobiografia, Akira Kurosawa)

INKLING: interactive books

Inkling è senza dubbio una delle migliori proposte nel mercato dell’editoria digitale, soprattutto per quanto riguarda la creazione e la fruizione di libri di testo scolastici.
Uno dei principali punti di forza di Inkling è costituito da Habitat, una piattaforma cloud service attraverso la quale più autori (scrittore, grafico, tecnico informatico) possono interagire e lavorare insieme allo stesso progetto, utilizzando un software che permette la realizzazione di splendidi lavori in html5/css3, ricchi di immagini, video e strumenti interattivi e facilmente esportabili anche in epub3. I libri di testo sono quindi fruibili direttamente online sul sito di Inkling, oppure su tablet attraverso un’applicazione molto semplice da usare e dalla grafica decisamente piacevole. I libri presentano inoltre un’altra interessante caratteristica: il lettore può acquistarli anche a capitoli, a seconda delle proprie esigenze o curiosità.
Detto questo, i libri disponibili su Inkling sono tutti molto curati, sia nella grafica sia nella loro struttura interna: complice probabilmente la realizzazione in html, le finestre di navigazione dei paragrafi sono estremamente comode e chiare.
Per chiunque fosse incuriosito dalle potenzialità di Inkling, è possibile scaricare un capitolo gratis di ogni libro. Vi consiglio in particolare di curiosare tra i manuali di medicina o di storia. Vi renderete conto facilmente delle potenzialità grafiche e didattiche di questo strumento.

Difficile scrivere di Inkling senza nemmeno accennare a iBooks Author, visto che i creatori di Inkling sono cresciuti all’interno di Apple e che fino a pochi mesi fa il loro prodotto era pensato solo per Mac e iOS. In maniera del tutto simile al ruolo di iTunes come canale di vendita esclusivo per i libri realizzati con iBook Author, anche chi utilizza Habitat deve vendere i propri prodotti attraverso Inkling, sebbene possa successivamente ricorrere ad altri canali, importando il proprio libro anche in epub3.
La vera differenza tra questi due prodotti è data tuttavia dal fatto che, a differenza di iBook Author, Habitat è pensato soprattutto per un uso professionale e richiede una minima competenza tecnica. Non a caso la piattaforma è già utilizzata da alcuni grandi editori statunitensi, primo fra tutti Pearson, mentre la maggior parte dei libri realizzati con iBooks Author tradiscono la loro natura amatoriale, con risultati spesso scadenti. Il rovescio della medaglia della qualità dei testi di Inkling è dato da prezzi non certo contenuti e non troppo lontani da quelli delle edizioni cartacee, oltre ad un numero di titoli ancora limitato (e per chi non parla inglese, alla mancanza di testi in italiano).

Un’ultima riflessione sul nome Inkling. Il significato del termine non è particolarmente importante, ma per il pubblico anglosassone rappresenta una suggestiva citazione del club degli Inklings di cui era membro Tolkien alla Oxford University. Attraverso questo nome l’azienda californiana ha voluto così ricordare  l’idea al centro del suo progetto: come nel gruppo di Tolkien più amanti della scrittura si incontravano e si consigliavano per realizzare le proprie opere, così nella piattaforma Habitat più autori collaborano allo stesso testo. La condivisione come core business.

You don’t know how to look because you don’t know the names.

We were about thirty miles below the Canadian border in a rambling encampment that was mostly barracks and other frame structures, a harking back, maybe, to the missionary roots of the order – except the natives, in this case, were us. Poor city kids who showed promise; some frail-bodied types with photographic memories and a certain uncleanness about them; those who were bright but unstable; those who could not adjust; the ones whose adjustment was ordained by the state; a cluster of Latins from some Jesuit center in Venezuela, smart young men with a cosmopolitan style, freezing their weenies off; and a few farmboys from not so far away, shyer than borrowed suits.
“Sometimes I think the education we dispense is better suited to a fifty-year-old who feels he missed the point the first time around. Too many abstract ideas. Eternal verities left and right. You’d be better served looking at your shoe and naming the parts. You in particular, Shay, coming from the place you come from.”
This seemed to animate him. He leaned across the desk and gazed, is the word, at my wet boots.
“Those are ugly things, aren’t they?”
“Yes they are.”
“Name the parts. Go ahead. We’re not so chi chi here, we’re not so intellectually chic that we can’t test a student face-to-face.”
“Name the parts,” I said. “All right. Laces.”
“Laces. One to each shoe. Proceed.”
I lifted one foot and turned it awkwardly.
“Sole and heel.”
“Yes, go on.”
I set my foot back down and stared at the boot, which seemed about as blank as a closed brown box.
“Proceed, boy.”
“There’s not much to name, is there? A front and a top.”
“A front and a top. You make me want to weep.”
“The rounded part at the front.”
“You’re so eloquent I may have to pause to regain my composure. You’ve named the lace.
What’s the flap under the lace?”
“The tongue.”
“Well?”
“I knew the name. I just didn’t see the thing.”
He made a show of draping himself across the desk, writhing slightly as if in the midst of some dire distress.
You didn’t see the thing because you don’t know how to look. And you don’t know how to look because you don’t know the names.

From Don DeLillo, Underworld, excerpt part 5

Quando in passato mi è capitato di parlare con amici di Underworld mi sono sempre divertito a definirlo il più grande libro sull’immondizia che sia mai stato scritto. I nostri rifiuti, i nostri scarti e la loro importanza nella nostra vita sono descritti da DeLillo in maniera quasi maniacale. Per alcuni personaggi diventano oggetti da collezione (non a caso Underworld è anche l’epopea di una palla da baseball), per altri fonte di lavoro, per altri ancora oggetto d’arte, per tutti una presenza che influenza le loro vite. Persino il titolo del romanzo è dato da un fantomatico film di Eisenstein, Unterwelt, del quale DeLillo descrive il fortunoso ritrovamento: perduta, scartata dalla storia, la pellicola diventa improvvisamente oggetto di culto degli intellettuali.

Apparentemente questa chiave di lettura di Underworld non ha nulla a che fare con il brano riportato qui sopra. Tuttavia per comprendere a fondo il dialogo tra il protagonista Nick Shay e il padre gesuita, è necessario sapere che quest’ultimo è preside e insegnante del riformatorio-istituto in cui si trova Nick. Un luogo dove ci si occupa del recupero degli scarti della società.

Per poter guardare e comprendere il mondo Nick deve conoscere i nomi. Dare un nome ad ogni parte della scarpa permette di cogliere l’esistenza e l’importanza di quella parte nel tutto. L’atto di dare un nome alle cose, il primo gesto compiuto da Adamo nella Genesi, è alla base della conoscenza stessa. Nella parte successiva del dialogo (non riportata nella nostra citazione), Nick chiede al proprio insegnante come possa conciliare l’invito a conoscere i nomi con l’altrettanto importante insegnamento di non imparare a memoria i concetti, ma di riflettere e di farli propri. Di nuovo, con calma e chiarezza, il gesuita riesce a spiegare a Nick come la conoscenza debba essere fondata su delle basi e come queste permettano quindi di costruire ragionamenti e riflessioni. Un invito dunque a coltivare entrambi gli aspetti del nostro modo di apprendere le cose: conoscere l’oggetto e riflettere su di esso.

Osservando in questa maniera ciò che ci circonda, diventa impossibile considerare il rifiuto come un corpo estraneo alla nostra realtà. Come la tomaia, il cerchietto, l’aghetto, il tacco e tutto il resto concorrono a creare la scarpa, così gli scarti sono parte integrante del nostro mondo. Non a caso un altro importante argomento di Underworld è la minaccia nucleare, con le sue scorie e i suoi mostri. DeLillo ci ricorda che questa terribile ombra incombe tuttora su di noi, impossibile da non vedere, eppure ignorata.

2013: odissea nella lettura

Il Centro per il libro e la lettura ha da pochi giorni pubblicato i risultati del rapporto I numeri sulla lettura e l’acquisto dei libri: 2011-2013 realizzato da Nielsen company. Se ancora ce ne fosse bisogno, il rapporto ha confermato l’andamento negativo del settore editoriale: i lettori sono in costante calo, così come le vendite di libri. Secondo Nielsen il numero di chi dichiara di leggere almeno un libro all’anno è diminuito in tre anni dell’11%, passando da 25,3 milioni di lettori a 22,4 milioni, mentre il numero di chi ha acquistato almeno un libro all’anno è passato da 22,8 milioni di acquirenti nel 2011 a 19,5 milioni nel 2013, con un calo del 15%. Gli unici dati positivi riguardano la lettura digitale: 1 milione di acquirenti ha acquistato nel 2013 almeno un ebook, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente, mentre 1,9 milioni di lettori hanno letto almeno un ebook nell’ultimo anno, registrando un lusinghiero +17% rispetto al 2012.
Il rapporto Nielsen sulla lettura ha aperto un dibattito molto vivace sul futuro del libro e della lettura, al quale voglio dare il mio piccolo contributo confrontando i dati appena esposti con un’altra indagine condotta per conto dell’AIE sempre da Nielsen nel dicembre 2013 e dedicata al Mercato del libro: piccoli e grandi a confronto. Secondo questo rapporto, l’unico settore in crescita nel depresso mercato editoriale è quello dedicato a bambini e ragazzi, che registra aumenti sia nel volume che nel valore delle vendite. Una piccola speranza dunque della formazione di nuove generazioni di lettori: se la crisi frena i consumi anche nel settore della cultura e se cambia il nostro rapporto con libri e lettura, le famiglie saggiamente investono ancora sulla formazione dei loro figli. E in questo momento vi sto preparando un altro post proprio sull’argomento lettura, ragazzi e digitale.
L’altra notizia interessante del report dell’AIE riguarda le piccole case editrici che nel canale di vendita di internet registrano la performance migliore nel confronto con i grandi editori. Un dato che non va sopravvalutato, vista la siderale distanza dai grandi gruppi editoriali (i piccoli editori rappresentano l’8,7% del mercato del libro), ma che in mezzo a tanti numeri negativi non va ignorato e che diventa sicuramente più importante visti i dati di crescita costante del mercato ebook.
Non mi avventuro in altre considerazioni riguardo al calo dei lettori registrato da Nielsen nel 2013, ma vi suggerisco di leggere questi tre post che danno un buon quadro delle diverse posizioni e considerazioni sullo stato di salute di editoria, scrittori e scrittura: un post di Luca Sofri dall’apocalittico titolo La fine dei libri, una risposta altrettanto stimolante a Sofri da parte di Gianluca Didino e infine una riflessione di Loredana Lipperini. Da leggere anche l’articolo del NYT citato da Sofri nel suo pezzo.
A onor di cronaca, i post di Sofri e Didino sono precedenti alla pubblicazione del rapporto Nielsen, ma l’argomento trattato non è assolutamente out of topic (o per dirla con le nostre brave maestre, non è fuori tema). Buona lettura.

Editoria digitale scolastica: seconda parte

Costi di produzione del libro di carta e digitale

Secondo l’analisi di Luisa Capelli, docente di Economia e gestione delle imprese editoriali presso l’università di Roma “Tor Vergata”, nella produzione di un libro i costi di raggiungimento dei punti vendita (distribuzione, promozione, librerie, gestione delle rese) sono la voce di spesa maggiore per un editore. Per un volume venduto a 15 euro e con una tiratura di 3000 copie (secondo i dati ISTAT, nel 2010 la media delle tirature per titolo è stata di circa 3.340 copie e il prezzo medio di 20,5 euro) questi costi assorbono circa il 62% del prezzo di copertina. Tra questi costi spicca ad esempio il dato relativo alla media dei resi invenduti per ogni pubblicazione che si aggira intorno al 25% delle sue copie, un problema che chiaramente il libro digitale non presenta. Si tratta di un esempio generico, costruito su dati statistici e senza considerare le particolarità di ogni settore editoriale (in queste statistiche per intenderci rientrano opere dalle caratteristiche di produzione e distribuzione completamente diverse, dal romanzo best-seller alla raccolta di poesie), ma pur sempre estremamente significativo.

Secondo le stime della dott.ssa Capelli, prevedendo un prezzo di 5 euro per un’edizione digitale dello stesso libro di carta venduto a 15 euro, i costi di raggiungimento dei punti vendita (distribuzione, promozione, accesso alle librerie on line) si ridurrebbero al 36-50%, oltre all’eliminazione dei costi di carta e stampa (un altro significativo 7% del prezzo di copertina del libro a stampa). Nella tabella che segue possiamo vedere più nel dettaglio le statistiche elaborate da Capelli sulla base degli esempi precedenti. Da notare che la percentuale tra il 36 e il 50% attribuita alla voce distribuzione del libro digitale è legata alla vendita attraverso le piattaforme online dei grandi gruppi (Ibs, Amazon, book republic, etc.).

Libro

e-book

Distribuzione e promozione

62%

36-50%

Costi fissi e redazionali

15-28%

14-25%

Diritti d’autore

10%

20%

Costi di carta e stampa

7%

0%

Senza contare ulteriori costi, ad esempio un’eventuale traduzione, la percentuale delle spese per la produzione di un libro oscilla, secondo Capelli, tra il 94% e il 107% del prezzo di copertina, mentre per l’ebook è tra il 70 e il 95%, con una possibilità decisamente maggiore di raggiungere il pareggio dei costi.

Il mercato editoriale scolastico in Italia

In Italia i libri di testo occupano uno spazio decisamente rilevante all’interno del mercato del libro: secondo le statistiche dell’AIE del 2012, con 649 milioni di euro di vendite l’editoria scolastica rappresenta un quarto del mercato librario (che conta un totale di 3,3 miliardi di vendite). Il mercato scolastico italiano è controllato da nove grandi editori che detengono più del 60% del mercato (dati Istat e AIE): si tratta delle case editrici Il Capitello, Principato, De Agostini, Giunti, Mondadori Education, Zanichelli, S.E.I., RCS Libri e Pearson Paravia Bruno Mondadori.

Per comprendere meglio l’incidenza del settore scolastico sulla produzione libraria in Italia, riportiamo questa interessante tabella pubblicata dall’Istat nel rapporto La produzione e la lettura di libri in Italia anni 2010 e 2011 (nei rapporti successivi questi dati non sono stati aggiornati) dedicate alle opere pubblicate e stampate nel 2010:

TOTALE OPERE

DI CUI SCOLASTICHE

CLASSI DI PREZZO

Opere pubblicate

Copie stampate

 (in migliaia)

Opere pubblicate

Copie stampate (in migliaia)

Fino a 10,00 euro

16.706

85.304

949

6.821 (18,5%)

Da 10,01 a 15,00

16.558

40.395

685

3.300   (9,0%)

Da 15,01 a 20,00

11.583

37.487

808

5.034 (13,7%)

Da 20,01 a 30,00

9.236

19.651

1.215

7.202 (19,6%)

Da 30,01 a 50,00

5.275

10.229

510

4.074 (11,1%)

Oltre 50,00

2.866

12.410

299

8.593 (23,4%)

Opere gratuite o fuori commercio

1.576

7.811

220

1.728   (4,7%)

Totale

63.800

213.289

4.686

36.752

Da questa tabella emergono con chiarezza due dati molto interessanti: per i libri scolastici due titoli su tre (60,4%) richiedono una spesa non inferiore ai 15 euro; i testi scolastici rappresentano il 7,3% di tutti i libri pubblicati e il 17,2% in termini di copie stampate, sebbene la loro vendita rappresenti, come abbiamo visto in precedenza, un quarto del mercato editoriale italiano.

Tra i fattori che concorrono al prezzo più elevato dei libri scolastici rientrano in parte i maggiori costi di produzione: rispetto al formato tascabile economico, che domina il mercato della narrativa, il libro scolastico ha un formato molto più grande, un numero maggiore di pagine, una stampa a colori, carta patinata o uso mano,  ma soprattutto costi di redazione più alti, legati alla necessità di creare una grafica elaborata e di curare maggiormente la correttezza del testo. Dall’altra parte il mercato scolastico, grazie al suo particolare meccanismo di scelta, offre agli editori il vantaggio di conoscere in anticipo, con un ragionevole margine di errore, il numero di copie da stampare e distribuire entro l’inizio dell’anno scolastico per soddisfare la domanda dei propri clienti: questa caratteristica spiega dunque con chiarezza il rapporto tra il numero di copie stampate e l’incidenza dell’editoria scolastica nel mercato del libro. Le norme dettate dal Ministero dell’Istruzione prevedono infatti che la scelta dei manuali per l’anno scolastico successivo avvenga entro il mese di giugno e sia comunicata all’AIE (che rende poi consultabile online la lista dei libri scolastici di ogni classe della scuola pubblica italiana). Nel mercato scolastico la gestione dei magazzini e dei resi si rivela dunque decisamente meno problematica, permettendo un notevole risparmio rispetto agli altri settori dell’editoria. Un’altra importante caratteristica del mercato scolastico è data dal ruolo svolto dagli agenti delle case editrici che visitano con regolarità gli istituti scolastici per proporre nuove adozioni e novità editoriali ai docenti. Oltre a mostrare il catalogo delle aziende che rappresenta, l’agente distribuisce testi gratuiti agli insegnanti per indirizzare la loro scelta del manuale.

Per completare la nostra analisi delle caratteristiche del mercato scolastico, non va dimenticata un’altra peculiarità del sistema di scelta dei testi scolastici: basandosi su un sistema di statistiche, il Ministero dell’Istruzione fissa per ogni classe, in base anche al tipo di istituto, dei tetti di spesa massimi per l’acquisto dei libri che devono essere rispettati dai consigli di classe. Nella tabella sottostante riportiamo per la scuola secondaria alcuni dei tetti di spesa previsti per il 2012-2013, in quanto rappresentano un valido indicatore della spesa media affrontata da uno studente che acquisti ogni anno libri nuovi. Un’indagine Adiconsum del 2011 condotta sull’intero territorio nazionale ha rilevato come 266 delle 480 classi coinvolte nella ricerca non rispettassero il tetto di spesa ministeriale, prevedendo una spesa maggiore del 10% per i propri studenti. I dati che seguono sono disponibili sul sito del Ministero dell’Istruzione e sono espressi in euro:

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
294 117 132

SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO

LICEI
Classico 335 193 382 315 325
Scientifico 320 223 320 288 310
Artistico 274 183 258 196 206
Scienze umane – Istituto magistrale 320 183 310 236 248
Linguistico 335 193 310 288 310
ISTITUTI TECNICI
Settore economico 304 208 288 248 226
Settore tecnologico 320 223 310 253 221
ISTITUTI PROFESSIONALI
Servizi socio-sanitari 254 147 203 186 124
Servizi alberghieri 299 162 198 221 134
Servizi per agricoltura 274 163 206 186 144
Produzioni industriali e artigianali 254 147 167 176 129

Digitalizzazione e scuola: tra Profumo e Carrozza

Il mercato digitale, come accennato all’inizio della nostra analisi, è ancora estraneo al settore scolastico, nonostante la volontà espressa più volte dal Ministero dell’Istruzione di accelerare i tempi dell’adozione dei manuali digitali nella scuola italiana. A marzo il ministro dell’istruzione Francesco Profumo ha stabilito attraverso un decreto i tempi e le modalità di adozione dei libri di testo digitali nella scuola italiana, con il duplice obiettivo di digitalizzare la scuola e di abbassare i costi dei testi scolastici (fino al 30% in meno dei tetti di spesa per studente). L’attuale ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha ritirato tale decreto, rimandando ogni decisione sull’argomento.

Il decreto Profumo aveva sollevato in realtà numerosi dubbi sia tra gli editori cartacei che tra quelli digitali: i primi avevano visto nel decreto una progressiva possibile perdita di privilegi e denunciavano l’impreparazione della scuola di fronte al cambiamento; i secondi si lamentavano della fumosa definizione di libro misto (libro con una parte su supporto digitale, alternativo al digitale puro) e del mancato adeguamento dell’iva al 4%, oltre ai due anni di possibili proroghe offerte alle scuole prima di adeguarsi al decreto. In attesa di novità dal mondo della politica, alla scuola non resta che interrogarsi su come il digitale cambierà i testi scolastici, sperando che ancora una volta il cambiamento e le innovazioni non siano affidati solamente alla buona volontà degli insegnanti.

Editoria digitale scolastica: prima parte

Il mercato editoriale digitale in Italia

Il fenomeno dell’editoria digitale scolastica in Italia è ancora del tutto marginale e legato per lo più a sperimentazioni o a progetti di singoli istituti (come nel caso di Book in Progress). Per questo, non disponendo ancora di statistiche dedicate esclusivamente all’editoria digitale nel settore scolastico, abbiamo ampliato la nostra analisi all’intero mercato dell’editoria digitale per comprendere quanto le nuove tecnologie stiano penetrando nel mercato del libro. In Italia, all’interno di un mercato del libro in piena crisi (-7% nel 2012 secondo il rapporto Nielsen pubblicato a maggio 2013), l’editoria digitale rappresenta uno dei pochi settori in crescita. Si tratta ancora di una porzione marginale del mercato, ma la sua crescita è costante, come confermato dai dati del rapporto dell’Associazione Italiana Editori (AIE) pubblicato a giugno 2013: il numero di lettori di ebook (anche gratuiti) è passato dall’1,3% della popolazione dell’ultimo trimestre 2010 (circa 691mila italiani, di cui 365mila hanno dichiarato di averne acquistato almeno uno) agli 1,6 milioni della fine del 2012 (il 3,1% della popolazione italiana) con una crescita degli acquirenti dallo 0,7% all’1,8%, per un totale di 925mila italiani. Anche i titoli disponibili sono in costante crescita, dai 19.884 del dicembre 2011 ai 60.589 di maggio 2013. Sempre secondo i dati AIE, nel 2013 il prezzo medio di un libro cartaceo è di 18,00 euro (17,31 euro al netto dell’Iva al 4%), mentre per gli ebook è di 10,44 euro (imponibile pari a 8,63 euro con Iva al 21%, come per gli altri beni digitali ed audiovisivi). Vediamo più in dettaglio i principali dati del rapporto AIE per il mercato italiano:

Riepilogo dati AIE giugno 2013

Lettura di e-Book (maggiori di 14 anni – 52,2 milioni di persone)
2010 1,3% (691mila)
2011 2,3% (1,1 milioni;+59,2%)
2012 3,1% (1,6 milioni; +45,5%)
Acquisto di e-Book (maggiori di 14 anni, 52,2 milioni di persone)
2010 0,7% (365mila)
2011 1,1% (567mila; +55,3%)
2012 1,8% (925mila; +63,1%)
Offerta titoli ebook
Dicembre 2009 1.619 (0,2% dei titoli in commercio)
Dicembre 2010 7.559
Dicembre 2011 19.884
Maggio 2012 31.416 (4,4% dei titoli in commercio)
Settembre 2012 38.000
Maggio 2013 60.589 (8,3% dei titoli in commercio)

Mercato editoria digitale internazionale

Anche i dati internazionali sulla diffusione degli ebook sono molto interesanti e le statistiche diffuse a giugno 2013 dall’AIE in occasione dell’incontro annuale di Editech (Editoria, innovazione, tecnologie) forniscono il quadro di un settore già molto sviluppato negli Stati Uniti e nel Regno Unito, mentre i dati di Germania, Francia e Spagna non sono molto distanti da quelli italiani. Se consideriamo quanto recente sia la scalata al mercato digitale da parte dei tablet (il primo iPad che ha rivoluzionato questo settore è stato presentato nel gennaio del 2010) e degli eReader (il più venduto al mondo, Kindle, è stato lanciato nel 2007), le cifre riportate nella seguente tabella danno le proporzioni della rapidità con cui si sta sviluppando il fenomeno della lettura digitale.

STATI UNITI

REGNO UNITO

GERMANIA

FRANCIA

ITALIA

Mercato

27,2 mld $

3,2 mld £

9,601 mld €

4,587 mld €

3,2 mld €

Titoli carta

n.d.

149.800

96.237

81.268

66.390 (all’anno)

Titoli ebook

1,0 mil (Amazon)

1,0 mil

80.000 Epub; 115.000 Pdf

100.000

60.589

Market share e-Book

25%

12,9%

2,4%

1,8% (stima) 56,8 mil €

1,8% (stima) 23,8 mil €

Lettori

72% libri; 11% audiolibri; 21% eBook

n.d.

1,6 Ml di lettori

possiede un eReader

70% libri; 5,0% lettori libri digitali

46,0% libri; 3,1% e-book

Di pari passo con l’evoluzione dei device l’utente sta dunque sempre più prendendo confidenza con la lettura di formati digitali.Un’altra interessante conferma della crescita dei lettori digitali viene dal mondo dell’informazione: il New York Times ha annunciato di essere tornato in attivo nel luglio 2013 grazie all’aumento degli abbonamenti digitali (+ 40% a 738.000$), che ha annullato l’impatto negativo del calo del fatturato pubblicitario (-5,8%); seguendo questo esempio, nel Regno Unito anche le versioni online di The Sun (il cui sito vanta 1,7 milioni di contatti al giorno), Daily Telegraph e Times sono diventate a pagamento. Anche l’acquisto del Washington Post da parte di Jeff Bazon, fondatore di Amazon, è un ulteriore significativo esempio di questo legame sempre più stretto tra lettura digitale e informazione.

Through the windows / Attraverso i vetri

I did this movie together with my friends of the course Destinazione Cinema. A wonderful experience! A great time! A really interesting topic: prejudice.

Hope you will enjoy it.

Adotta una mucca

A zonzo per il web, studiando il mio prossimo itinerario sulle strade del Trentino, mi sono imbattuto sul sito dell’APT Valsugana in un’iniziativa davvero curiosa: Adotta una mucca. L’idea in realtà non è così nuova e, come a tutte le idee semplici e geniali, anche a questa è difficile dare una paternità certa (parlando oltretutto di adozioni). Con una semplice ricerca in Google è possibile trovare ad esempio un articolo della Stampa dedicato a un’iniziativa simile che ha fatto il giro del mondo e che è stata creata da un allevatore austriaco. Variando animale, si possono trovare anche decine di adotta una capra, un asino, una pecora e così via. Il meccanismo è sempre più o meno lo stesso: a fronte di una piccola donazione, chi aderisce all’iniziativa viene ricompensato con prodotti dell’animale e, se lo desidera, con la possibilità di andare a vederlo.

Eppure qualcosa di nuovo l’Adotta una mucca valsuganotto lo ha. Con grande intelligenza i suoi creatori hanno variato la formula classica. La mucca non spedirà una bella foto né tantomeno un bel pacco con delle primizie al suo benefattore. Il quale dovrà guadagnarsi la sua ricompensa recandosi in estate alla malga della mucca adottata, dove finalmente, oltre ad incontrare la sua pargoletta, potrà ricevere prodotti caseari pari al suo aiuto economico.

Gli effetti benefici dell’iniziativa non si riflettono dunque solo nell’acquisto di un bene. Mentre viene indirizzato nella scelta della malga della mucca da adottare, l’utente conosce online il mondo dell’allevamento della Valsugana. Anche se la sua azione non dovesse concretizzarsi nell’adozione, il progetto riesce comunque a promuovere il territorio. Invitando l’utente a visitare la malga, l’adozione diventa un incentivo non solo all’acquisto di prodotti tipici, ma anche una sorta di prenotazione di un futuro viaggio nelle valli trentine. Le peculiarità di Adotta una mucca lo rendono infine molto interessante sia per l’utente locale (quante volte ci rendiamo conto di non conoscere abbastanza la nostra regione?) sia per quello nazionale e internazionale (mi permetto qui un piccolo rimprovero all’APT: il progetto è tradotto in olandese e in tedesco, le lingue dei clienti tradizionali della Valsugana, ma manca una versione inglese).

Un’ultima annotazione: la ricompensa dell’utente, tanto importante nei processi di marketing, non è data solo dall’aiutare l’economia montana e dal ricevere in cambio degli ottimi formaggi, ma anche da una parte di contributi dell’iniziativa destinati a progetti di beneficenza.

Il mio articolo potrebbe sembrare concluso, eppure mi resta ancora una cosa da dire. Questo genere di iniziative fa sicuramente leva sul fatto che ormai purtroppo solo gli addetti ai lavori hanno un contatto diretto con gli animali da allevamento e con la natura in generale. Ecco, questa riflessione e Adotta una mucca non riescono a non farmi pensare allo strano rapporto tra uomini e animali descritto da Philip Dick nel suo celebre Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (l’opera che ha ispirato Blade runner). Insomma, questo è uno spassionato consiglio di lettura.

Un’ultima cosa, perdonatemi davvero: il libro di Dick è il primo libro che io abbia letto su un cellulare (ops… smartphone):   s i   p u ò   f a r e!

Simple and brilliant

A week ago I was listening to James Currier remembering us that simplicity is a key to realize successful ideas.

This advertisement proves it: a simple coordination between time of flights and screen (ok, technology is not so simple, but not really impossible) and you achive an incredible effect and result!

ps. thanking to TechPeaks (the Trento’s startup accelerator) for the event with Currier.